Raya e l’ultimo drago


Ovvero, un film Disney senza la necessità del canto.

Ero indecisa tra vedere Raya e Luca, poi sono stati confermati i miei dubbi su quanto si possa piangere con Luca e allora ho preferito la dolce Raya e il suo drago.

Dove ovviamente ho pianto, ma solo alla fine.

Maledetta Disney.

Ma parliamo di Raya: la cosa bella è che, incredibilmente, lei ha un obiettivo; il cuore spezzato (perché come la scema si è fidata del primo che passa) e va dritta per la sua strada senza incorrere nella maledizione delle principesse disney: quella maledizione per cui appena incontrano un essere maschile della loro stessa specie, la loro evoluzione narrativa cessa.

Unica eccezione, Mulan, ma lei era vestita da uomo, avrebbe destabilizzato troppi giovani virgulti (anche se…il buon capitano a un certo punto alza quel sopracciglio da “sono innamorato di te”).

La storia è una classica favola, c’è il bene – i draghi – il male – del blob neri e il viaggio formativo di Raya attraverso i suoi limiti a fidarsi e la necessità di un compromesso tra il chiudersi per sempre in un guscio e l’aprirsi con chiunque a qualunque costo. In pratica Raya è il compromesso giusto tra Anna ed Elsa.

In effetti, alcune di queste cose le avevamo viste già nella Storia Infinita, ma almeno qui non ci sono paludi della tristezza e soprattutto non ci sono cavalli!

You know what I mean.

Ve lo consiglio, almeno finché non inizieranno a trovare tracce di una relazione lesbica tra Raya e la stronza, a quel punto lasciate perdere.

Prima o poi verrà accettata una protagonista femminile senza che abbia la necessità di una relazione.

Finché questo non avviene, siate voi quella protagonista.

Gab

Di ﻮค๒๒

in un cielo di stelle le nostre anime navigano..

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